Spesso non ci rendiamo assolutamente conto di come una cultura possa
contenerne al suo interno un mondo di altre, ma, è sufficiente prestare
un po’più di attenzione, o magari, un particolare insieme di circostanze
per rendersi conto degli infiniti microcosmi che vivono intorno a noi.
Un paio di giorni fa mi accade di avere la necessità di mandare via un
fax velocemente. Valuto le opzioni, la cartoleria ha appena chiuso,
altri negozi sono piuttosto lontani, ecco la mia casualità: mi rammento
della copisteria-cartoleria-internet point-fax aperta, non molto tempo
prima, da un paio di signori pakistani. Do un’occhiata agli orari, è
ancora aperta, e resterà tale nelle prossime ore dato che l’orario di
chiusura è

previsto
per le 22. Attendo che il proprietario abbia finito di telefonare, sta
parlando la sua lingua d’origine, la stessa lingua con la quale indica
al ragazzo che ha da poco varcato la soglia del negozio dove si trovino i
pc e la macchinetta per il caffè istantaneo. Nel frattempo mi guardo
intorno, vende un po’ di tutto, persino alcuni camicioni tradizionali,
le pile stilo, anche sciolte, e qualche giocattolo, mi ricorda quei
piccoli negozi di paese, che hanno fatto parte della mia infanzia,
l’estate, in vacanza, e che sono ormai quasi del tutto scomparsi.
Il proprietario ha riagganciato il telefono, consegno i miei fogli e
il numero da comporre. Pochi secondi e la radio attacca il canto del
Muezzin, ripetuto ad intervalli regolari, è venuto il momento della
preghiera, il socio, seduto all’esterno fino a pochi momenti prima,
entra e compie i riti.
Il mio fax è stato inoltrato, è tempo di uscire e di lasciare questo
angolo di Pakistan per fare ritorno in quella che è la mia Bologna che,
ne sono ogni giorno più consapevole, costodisce al suo interno un numero
sempre più grande di nuovi piccoli perfetti microcosmi.
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